Quante ore ha un contratto full-time?

La legge italiana prevede che un contratto, per essere considerato a tempo pieno o full-time, deve raggiungere una quota settimanale di 40 ore. Sono previste delle eccezioni fino a 38 ore che variano a seconda dei contratti collettivi nazionali di lavoro.

Lavoro full-time vs lavoro part-time

Un lavoro part-time, di solito, prevede dalle 16 alle 36 ore lavorative settimanali, mentre un lavoro full-time prevede una media di circa 40 ore a settimana. I benefici riservati ai lavoratori part-time sono gli stessi dei lavoratori full-time, ma proporzionati alle ore di lavoro previste dal contratto.

Le definizioni del lavoro part-time, in generale, sono regolate dai singoli contratti stipulati tra dipendenti e aziende/datori di lavoro. Inoltre, il lavoro parziale può essere orizzontale (ogni giorno per meno ore), verticale (meno giorni alla settimana) o misto.

Inoltre, ci sono delle particolari circostanze in cui la legge garantisce un passaggio da tempo pieno a parziale. Ad esempio, in caso di malattie dello stesso lavoratore o di un familiare stretto, oppure per i genitori con figli al di sotto di 13 anni o con disabilità.

Creare una posizione part-time nella tua azienda:

La creazione di posizioni part-time all’interno di un’azienda può apportare diversi vantaggi.

Innanzitutto, per quanto i lavoratori part-time godano degli stessi diritti dei lavoratori full-time, alcune aziende possono fornire dei fringe benefit extra riservati solo a chi ha un contratto a tempo pieno: ciò implica che le posizioni part-time, non godendo di benefit aggiuntivi, possano essere un risparmio di soldi per l’azienda.

La creazione di posizioni part-time può rappresentare un risparmio per l’azienda anche quando vi è la necessità di riempire delle ore nel piano di lavoro che, in termini di costi, non giustificherebbero l’assunzione di un dipendente full-time.

Inoltre, con le posizione part-time, le aziende possono andare incontro a quei lavoratori che, per motivi personali, preferiscono svolgere meno ore di lavoro.

Uno dei motivi che, tuttavia, limita le aziende nelle assunzioni part-time viene ricondotto alla produttività: il passare meno tempo al lavoro, limitando il contatto con la cultura aziendale, può influire sull'efficienza dei lavoratori.

Quali sono i lavori migliori per lavorare part-time?

Il lavoro part-time è stato appannaggio per molto tempo di settori come quelli della vendita al dettaglio, del fast-food o dell’ospitalità in quanto le mansioni da svolgere richiedono spesso orari flessibili. Recentemente, tuttavia, i professionisti di molti altri settori scelgono il lavoro parziale proprio per la flessibilità che ne deriva.

A volte, ai lavoratori a tempo parziale viene richiesto di effettuare delle ore extra. Ciò avviene, ad esempio, quando un dipendente full-time è impossibilitato a lavorare, in periodi di maggiore attività o in altre circostanze. In questo caso, si parla di lavoro supplementare.

Lavoro supplementare per i lavoratori part-time:

Il lavoro supplementare può essere regolato dalle clausole presenti nel contratto tra datore di lavoro e dipendente oppure nei contratti collettivi di lavoro.

In linea generale, la legge prevede che i datori di lavoro possano richiedere ai lavoratori a tempo parziale di effettuare delle ore extra che non superino il 25% delle ore totali previste dal contratto, rispettando un preavviso di due giorni per comunicare tali cambiamenti.

Alcune volte, può capitare che ai dipendenti part-time venga chiesto di lavorare più ore raggiungendo un orario assimilabile a quello del tempo pieno.

Quando il part-time si trasforma in full-time?

Il passaggio da part-time a full-time deve essere stipulato attraverso la stesura di un nuovo contratto. Può essere il dipendente che fa una richiesta scritta al datore di lavoro oppure è il datore stesso che propone il cambiamento di contratto al lavoratore.

Se, però, un dipendente lavora a tempo pieno pur avendo un contratto a tempo parziale, l’azienda può incorrere in sanzioni amministrative e giudiziarie. È bene, dunque, avere una policy limpida e ben organizzata che regoli tali questioni.

FAQs:

Che differenza c'è tra part-time e full-time?

La differenza sostanziale tra il part-time e il full-time sta nella quantità di ore lavorative previste alla settimana: per il tempo pieno vanno da 38 a 40, mentre quelle del tempo parziale sono sempre al di sotto della quota del full-time.

Qual è il minimo di ore di contratti part-time?

La legge non stabilisce un numero minimo di ore per il part-time, tuttavia alcuni contratti collettivi nazionali di lavoro prevedono una soglia. Il CCNL Commercio, ad esempio, applica un minimo di 16 ore settimanali.

35 ore settimanali sono part-time o full-time?

Considerando che la media di ore previste per un contratto full-time è di 38-40, un contratto da 35 ore settimanali è da considerarsi part-time.

Quante ore è un lavoro part-time?

Le ore di un lavoro part-time, per essere considerato tale, devono essere meno di 38-40, ovvero quelle previste per un contratto di lavoro a tempo pieno.

Qual è la differenza di contributi tra part-time e full-time?

I contributi di chi ha un contratto part-time sono più bassi rispetto a chi ha un contratto full-time: ciò implica che l’importo futuro della pensione sia minore per chi lavora a tempo parziale. Per quanto riguarda gli anni di lavoro conteggiati a fini pensionistici, invece, non vi è alcuna differenza.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un contratto part-time?

Tra i vantaggi del lavoro part-time vi è, dal punto di vista delle aziende, la possibilità di risparmiare: si evitano spese per fringe benefit riservati al full-time oppure si limitano le assunzioni a tempo pieno per mansioni che non richiederebbero tale spesa. I dipendenti, invece, beneficiano di un miglior equilibrio vita-lavoro.

Per quanto riguarda gli svantaggi, le aziende possono andare incontro a una riduzione della produttività, mentre i dipendenti che lavorano part-time avranno una pensione minore.

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